LA STORIA INIZIA NELLA PRIMA META' DEGLI ANNI 70, QUANDO CIO' CHE ACCUMUNAVA ALCUNI GIOVANI ERANO: IL PENSIERO DI USCIRE DAGLI SCHEMI, I CAPELLI LUNGHI, I PANTALONI A ZAMPA DI ELEFANTE, I COLORI ELETTRICI E IL LOGO "FARE L'AMORE NON FATE LA GUERRA";
NATURALMENTE LA MUSICA RILEVA QUESTA EVOLUZIONE, MENTRE QUELLA DAL VIVO VIENE PIAN PIANO ACCANTONATA PER LASCIARE IL POSTO AL METTIDISCHI E LE BALERE SI TRASFORMANO IN DISCOTECHE, IL ROCK LASCIA SPAZIO A QUALCHE COSA DI PIU' ESSENZIALE E MUSICALE... IL FUNK, ESPRESSIONE DI UNA MUSICA SINTETICA E AL TEMPO STESSO ESTREMAMENTE D'IMPATTO;
L'INCONTRO DI QUESTA CULTURA MUSICALE CON IL FENOMENO DELLA DISCOMUSIC ,DETERMINA LA NASCITA DEL FUNKY... LE SONORITA' ORIGINALI SI AMMORBIDISCONO E NASCONO PEZZI CONCEPITI PER FAR BALLARE LA GENTE E QUINDI MOLTO COINVOLGENTI. CONFLUISCONO SU BASI RITMICHE COMUNI SONORITA' SOUL, R'nB E POP-ROCK.
...1975... Immagine storica un giovanissimo Daniele Baldelli alla consolle del Tabù Club di Cattolica.
Approfondimento:
Tanto per comprendere.......La Fiera
della Musica e delle Arti di Woodstock, meglio conosciuto con il più semplice
festival di Woodstock, fu una manifestazione che si svolse a Bethel, una
piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969,
all'apice della diffusione della cultura hippie. Vi si riferisce spesso con
l'espressione 3 Days of Peace & Rock Music, "tre giorni di pace e musica rock".
Furono presenti circa un milione di spettatori.
Il nome ha origine dalla
vicina città di Woodstock, nella contea di Ulster, conosciuta per le sue
attività artistiche (vi si organizzano festival d'arte) e fu l'ultima grande
manifestazione del movimento che da allora si diffuse peraltro sempre più fuori
dagli USA.
IL FUNKY: "Funk" significa, nello slang nero, l’odore prodotto durante l’atto sessuale e di conseguenza "funky" sta per un misto di "sporco", "sexy" e "attraente". Nei circoli musicali di colore è però sempre stato usato come sinonimo di "autentico", quindi associato a tutte le manifestazioni autenticamente popolari. Il termine venne introdotto nel rock da un vecchio hit di Dyke & the Blazers (Funky Broadway, 1967) a identificare un ritmo morbido e sincopato e un arrangiamento mediato del rhythm and blues di New Orleans e dal soul percussivo e monocorde di James Brown (The God Father of Funky).
Alle origini il funk era una musica che reagiva alla sofisticazione e alla
commercializzazione del soul riscoprendo gli istinti più volgari. Il funk centra
sia con il desiderio di sesso sia con i ritmi tribali. Origina tanto dalla
strada quanto dalla giungla. E’ volgare e impulsivo quanto lo era il blues delle
piantagioni. Il Funk di strada trovò i suoi primi divulgatori "colti" in Kool &
the Gang.
L’epicentro fu però, non a caso, sull’asse Detroit-Chicago. A
Detroit lo stile venne lanciato, dopo l’annunciazione dei bianchi Rare Earth
(Get Ready, 1979; I Just Want To Celebrate, 1971), da George Clinton, presto
divenuto il guru del movimento. A Chicago operano invece gli Earth Wind & Fire.
Gli Ohio Players di Clarence Satchell (Fire, 1974; Love
Rollercoaster, 1975) furono i più fedeli all’eredità di Sly Stone, benché il sax
del leader rendesse il sound più progressivo. Furono loro ad aprire la strada
alle tante big band fiatistiche da discoteca, come Brass Connection (un misto di
punk, salsa, swing, reggae: Movin’, 1976) e il settetto multirazziale Gap Band
(le grooves trascendenti Early In The Morning, 1982, e Party Train, 1983). Al
confine ormai con la disco music si situano i Lipps di Funkytown (1980), il duo
Peaches & Herb (Reunited, 1979) e i BT Express di Do It (1974).
Una
variazione originale del funk dei ghetti di Detroit e Chicago fu il Funky
tropicale di Miami, impersonato dai produttori Richard Finch e Harry Casey. La
loro K.C. & The Sunshine Band, un ensemble con ben sei percussionisti e tre
trombe (tutti neri meno loro due), introdusse nel funk lo spirito esuberante dei
balli tropicali (Get Down Tonight, 1975; That's The Way I Like It, 1975; Shake
Your Booty, 1976;...). La Miami Sound Machine di Gloria Estefan terrà alta la
bandiera del latin-funk con la sia versione disco-decadente del conga
afrocubano... A essi venne affibiata l'etichetta di funky più che altro per
identificare una musica ballabile e divertente, al limite esultante e comica,
poliritmica, pressoché priva di melodia e ricca invece di
sincopazione.Tribalismo sonoro e spettacolo coreografico imposero il funk come
dance music per eccelenza e rilanciarono l'attributo ballabile della musica
afro-americana da sempre sacrificato, per motivi di ordine morale, a favore del
cantabile.
In era "disco" il funk si sarebbe trasferito nei locali snob della
gioventù bene, mettendo la sua pimpante teatralità al servizio di spettacoli da
music hall intellettuale, come nel caso di August Darnell e dei radical-chic di
New York, oppure aggiornando il suono delle big band alla tecnologia del rap e
dei balli latini, come nel caso dei Konk (Love Attack, 1984).
I due grandi
geni di questo funk "leggero" saranno Maurice Starr e Quincy Jones, marpioni
della scena attivi da tempo immemore. Il primo inventerà i quintetti di armonie
vocali (prima i Jackson Five, poi i New Edition di Coll It Now, 1984 e infine i
New Kids On The Block di Hanging Tough, 1989). Il secondo, ex trombettista nelle
big band di Lionel Hampton e Count Basie, a suo agio tanto nel soul quanto nel
jazz conierà il sound orchestrale di riferimento per l'era "disco".
Il funk
fu coronamento di quel processo di volgarizzazione della tradizione musicale
nera che aveva avuto inizio con la trasformazione del gospel in soul.
Attraverso le varie contaminazioni jazz e rock, il soul si era già affrancato
dagli stereotipi della canzone commerciale nera e aveva assunto una personalità
più composita e inquietante. Con l'avvento del funk l'impianto ideologico della
musica vocale nera viene del tutto scardinato: nel più puro spirito decadente
dei bianchi, l'enfasi torna a essere tutta sull'orgia dionisiaca.
Ma lo
spirito del funk sembra discendere piuttosto dalla linea genealogica che passa
per lo swing e il twist. Come il travolgente swing fu la musica da ballo ideale
del New Deal e come l'esuberante twist fu il ballo ideale della New Frontier,
così il degenerato funk è la musica da ballo ideale dei permissivi e devadenti
anni Settanta.
LA DISCOTECA: nel 1975 il mondo della musica leggera nera fu sovvertito
dall'esplosione della disco music, che nel giro di pochi anni mutò radicalmente
lo standard espressivo dei gruppi di colore, debilitando seriamente la
tradizione vocale a favore di una maggior solidità strumentale (sostituendo in
particolare la voce con le percussioni nella scala dei valori musicali).
Fu
il funky ad aprire le porte alla sottocultura disco. I musicisti funky avevano
portato al massimo grado di banalità l'equazione musica-ritmo, annullando spesso
la melodia e qualsiasi variazione armonica. D'altronde quello stile estremamente
degradato andava benissimo per accompagnare il ballo libero del post-hippie. La
disco music ufficializzò la prassi.
La discoteca, cioè il luogo in cui ci si
raduna per ballare ascoltando dischi, è derivata dal "dance party" delle
comunità nere. Per i bianchi, invece, le discoteche erano sempre stati i locali
in cui andavano ad ascoltare musica coloro che erano troppo poveri per poterla
ascoltare dal vivo. Ancora una voltaradicati e motivi economici finirono per
convergere e per tramutarsi in un fenomeno indirizzato al pubblico dei
benestanti bianchi: con il tipico genio dei poveri, gestori e frequentatori
elevarono a poco a poco la discoteca a luogo chic. Mentre i primi riempivano le
sale di scenografie e luci psichedeliche, i secondi si esibivano in costumi
sempre più eccentrici. La spersonalizzazione nell'estasi di massa era compensata
dalla totale libertà di partecipazione e di espressione (stile di ballo e
abbigliamento eccentrico).
Anche il repertorio andava mutando con il tempo,
più che altro per assecondare il principio di musica non da ascoltare ma da
ballare. La musica programmata in discoteca era tutto e solo ciò che si poteva
ballare. Al Manhattan si diffusero i disco-mix, singoli estesi nel formato long
playng (i vacchi EP), che contenevano brani più lunghi dei soliti tre minuti. La
musica si assestò in un pulsante 4/4 abbellito da percussioni varie ed effetti
elettronici. A questo stile vennero convertiti a popo a poco gran parte dei
repertori rock, soul e perfino classico.
Le origini umili della discoteca si
posero non appena, per seguire la moda, i club privati (per lo più jet-set o per
omosessuali, in ogni caso di emarginati volontari benestanti) si trasformarono
in discoteche. A Manhattan si cominciò così ad associare alla discoteca il mondo
dei giovani bene e dei giovani omosessuali.
I gay avevano creato una comunità
molto compatta dopo i disordini seguiti alla storica retata della polizia allo
Stonewall Inn (27 giugno 1969). A differenza del movimento di liberazione della
donna, fenomeno eminentemente politico ed esclusivo dei circoli intellettuali,
il "gay liberation movement" fu soprattutto un fenomeno sociale che coinvolse
l'intera popolazione omosessuale. Perseguitati dall'opinione pubblica e dalle
sette puritane, i gay formarono delle piccole isole sociali dentro le metropoli.
I loro locali notturni furono fin dall'inizio i mecenati del nuovo ballabile e
finirono per influenzarne il look (frigido ed equivoco).
Un complesso gay
tipico dell'era fu quello dei Village People che ebbero con Macho Man (1978),
YMCA (1979) e In The Navy (1979) tre dei maggiori successi del genere. Così come
gay era Sylvester, la prima star delle discoteche di San Francisco (Dance, 1978;
You Make Me Feel, 1979).
Donna Summer, con Love To Love You, e Van McCoy con The Hustle, avevano
già inventato tutto nel 1975 (il battito costante, il mix esteso,
l'arrangiamento elettronico) ma la "Febbre del sabato sera" (dal titolo del
celebre musical di John Travolta, con Stayn' Alive e Night Fever dei Bee Gees)
esplose nel 1977, rispolverando il mito anni Cinquanta del teenager ballerino
perfetto. La massa degli adolescenti si riversò allora in discoteca,
appiattendone i caratteri eccentrici che rimasero peculiari soltanto dei locali
più snob, e la disco music cesso di essere una musica solo per neri e gay.
A
stabilire il cliché sonoro fu il gruppo di colore dei Chic, i cui leader,
Bernard Edwards e Nile Rodgers, sono anche gli scrittori di canzoni disco più
copiati. Il loro stile spartanamente elegante, consiste in un funk minimalista
propulso dalle linee monumentali del basso di Edwards (uno dei più grandi allo
strumento) con interventi corali degli archi e canto "fatale" delle due
vocaliste (Dance Dance Dance, 1977; Le Freak, 1978, uno dei super-hit del
decennio; Good Times, 1979). Altri gruppi precursori furono quello dei Trammps,
resi celebri da Disco Inferno (1977), e quello dei Taste Of Onehy (Boogie Oogie
Oogie, 1978). Un'altra importante precorritrice dei tempi fu Gloria Gaynor, che
nel 1974 pubblicò un disco, Never Can Say Goodbye, la cui prima facciata era
formata da tre canzoni (Honey Bee in particolare) appiccicate l'una dopo l'altra
e sostenute dallo stesso, ossessivo, battito. Questo formato di produzione
sarebbe divenuto lo standard della disco music. Gloria Gaynor avrebbe avuto il
suo maggiore hit con I Will Survive (1979).
Inevitabilmente riprese piede
anche il fenomeno dei girl group, ma sulla falsariga dei gruppi vocali a
conduzione familiare, con il quartetto delle Sister Slidge, altra invenzione del
duo Rodgers/Edwards (We Are Family, 1979), con il trio delle Emotions (Best Of
My Love, 1976), tratto d'unione con il soul romantico della Stax, e soprattutto
con quello delle Pointer Sisters.
Nella sua fenomenologia la disco music si
rivela frutto delle frustrazioni di una popolazione giovanile metropolitana
sempre più schiacciata dall'ordine precostituito, dalla totale predeterminazione
della vita individuale. Il ballo, e il suo folklore accessorio, è rimasto
l'unica forma di liberazione dopo il fallimento dei Sixties.
La disco ha fuso
elementi neri (il ritmo) e bianchi (l'elettronica) e ha inventato lo standard
musicale degli anni Ottanta. Gli artisti soul o sono decaduti o di sono
adeguati, come Michael Jackson, Lionel Richie, ora sofisticato ballader da
discoteca. Se Jackson è il "buono", il nero rispettabile che si è integrato e si
schiarisce la pelle con la cipria, il "cattivo", l'insidioso satanasso, è invece
Prince, il personaggio nero più importante dell'era post-disco, grazie al quale
è venuta alla ribalta una generazione di musicisti neri che hanno sempre come
sbocco la discoteca ma che impiegano un suono funky più creativo. La controparte
femminile di Prince è Sheila E (Escovedo): la libidine animalesca di Erotic
City, 1983; The Glamorous Life, 1984, i nove minuti più concitati della storia
della disco music...
IL FUNKY ROCK: le sue prime avvisaglie si ebbero negli anni
settanta, con esperimenti del gruppo rock britannico Trapeze, e degli
statunitensi Funkadelic. All'inizio degli anni ottanta, fu poi ulteriormente
sviluppato dai Big Boys. Successivamente fu portato avanti fino ai giorni nostri
da Red Hot Chili Peppers, Fishbone, Primus, Jane's Addiction e Prince
(annoverati anche nel contesto del funk metal, derivato dallo stesso funk rock).
Centrali nell’evoluzione del Funky, nella sua matrice più rockeggiante sono
indiscutibilmente i Living Colour, che dopo un periodo di abbandono, sono
tornati con energia pura.
L’attuale maggiore interprete dell’evoluzione del
Funky è senza dubbio Jamiroquai, capace di rimescolare i ritmi tipici del funky
rock con quelli del funky originario, più vicino al soul, ed è un bianco!
L’ultimo album ha preso il nome di Dynamite, ispirato certamente al “dio padre”
del funky, James Brown.
Per questo approfondimento un grazie particolare va a: Fondazione Caponnetto libera contro le mafie, Gruppo Abele, Addiopizzo, Archivio Storico Afrozone..Riferimenti: Rete del Bottone, Fondazione Falcone.
TRA I LOCALI, CHE ALL'EPOCA PROPONEVANO UN SOUND PARTICOLARMENTE RAFFINATO VI ERANO IL TABU' CLUB DI CATTOLICA SITUATO PROPRIO NEL CENTRO DELLA CITTADINA ROMAGNOLA, CHE AVEVA NELLA PROGRAMMAZIONE MUSICALE, CURATA DA UN ESORDIENTE DANIELE BALDELLI, INFLUENZE FUNKY, SOUL, BLUES E POP E LA BAIA degli ANGELI DI GABICCE (PS), CHE CON IL DUO AMERICANO BOB DAY & TOM SEASON PROPONEVA DISCOMUSIC E PHILADELPHIA
Bob Day e Tom Sison, due dj di New York agli inizi degli
anni '70 diventarono i resident della Baia degli Angeli di Gabicce Monte-Mare.
Ai tempi il proprietario della discoteca era Giancarlo Tirotti, un imprenditore
definito come "uno della bella gente”, il tipo di persona che si fa le foto con
Grace Jones e che è amico di stilisti come Fiorucci ed Armani. Nella discoteca i
dj li faceva suonare in un ascensore di vetro che saliva e scendeva mentre la
gente ballava. Quando fu la volta di Bob & Tom, i due newyorkesi iniziarono a
proporre musica soul, funk e proto-disco. Il loro modo di mixare fece andare
fuori di testa tutti gli altri dj del locale e, ovviamente, anche la gente in
sala.
I due si fermarono Gabicce per poco: se ne andarono nel '76, giusto in
tempo per non rovinare il mito che avevano creato. Tutti alla Baia credevano che
fossero dei dj di fama internazionale ma a New York continuavano a rimanere dei
perfetti sconosciuti. Quando se ne andarono lasciarono il loro posto a due
italiani: un bambino prodigio di 16 anni chiamato Claudio Rispoli, aka Dj
Mozart, ed un altro dj di un paese vicino a Cattolica, Daniele Baldelli.
Bob Day e Tom Sison furono la coppia di dj's con la quale la Baia si consacrò....ogni due settimane si recavano in America per seguire da vicino le ultime novità discografiche per poi importarle, in anticipo, sulla costa alla Baia degli Angeli. Bob e Tom fecero coppia anche nella vita e si mormorava allora che, considerata la loro fortuna alla Baia, in realtà avessero trovato qui la vera America. (fonte Rete105).
Da Baia degli Angeli a Baia Imperiale. La BAIA DEGLI ANGELI
fu aperta al pubblico il 29 giugno 1975, dopo un anno in cui era stata gestita come sporting club (cioè locale d'intrattenimento con l'ingresso riservato ai soci); il titolare era l'imprenditore Giancarlo Tirotti.
L'interno dell'edificio ospitava ambienti fastosi ed eleganti, in cemento bianco con foto di Marylin Monroe. Tutto l'interno era illuminato da una batteria di fari posta su un braccio meccanico che poteva muoversi da una pista all'altra. La pista da ballo centrale era circondata da due piscine, mentre un'altra piscina era sovrastata da una passerella in cristallo sulla quale i clienti potevano ballare. La consolle del disc-jockey era posta all'interno di un ascensore con le pareti di vetro. Il dj poteva quindi, a piacere, salire al primo piano, dove aveva una vista completa della pista esterna, adiacente alla piscina. Era anche presente un negozio di
abbigliamento di nome Happy Fashion.
Ancor di più dell'arredamento, fu la musica a rendere famoso il locale in tutt'Italia. Tirotti faceva viaggi per affari negli Stati Uniti e frequentava la scena disco newyorchese. Alla metà degli anni settanta, a New York i club di tendenza avevano soppiantato la "scaletta" tradizionale dei locali da ballo, che prevedeva l'alternanza di cinque pezzi veloci con di cinque pezzi lenti (abitudine seguita universalmente, anche in Italia). I dj suonavano sempre e solo dance music per tutta la sera, mixando un brano con l'altro. A Tirotti quest'idea piacque e decise di importarla in Italia. In un locale ascoltò le selezioni di Tom Season e Bob Day e li scritturò per il suo locale. La Baia fu quindi la prima discoteca italiana a suonare musica da ballo "veloce" nonstop.
Inoltre la musica che si sentiva alla Baia non si sentiva negli altri locali. Season e Day, infatti, avevano stipulato un accordo con i rivenditori di dischi della Grande
Mela che assicurava loro l'esclusiva in Italia delle novità discografiche. Tom e Bob, compagni anche nella vita, si recavano tutti i mesi a New York per scegliere le novità da suonare nel locale. La Baia fu anche la prima discoteca in Italia a chiudere alle ore 6 del mattino; queste caratteristiche peculiari resero il locale molto rinomato, e gli diedero fama nazionale. Dal tetto dell'edificio veniva lanciato un raggio laser, come "stella cometa" per il popolo della notte, che così sapeva dove orientarsi per raggiungere il locale. Anche in questo la Baia fu la prima in Italia.
L'importanza del locale fu evidente nel triennio 1976-1979, quando la Baia si ritagliò la fama di luogo di tendenza grazie alle scelte musicali innovative ed all'orario prolungato fino all'alba.
Season e Day lasciarono il locale alla fine del 1977, sostituiti da Daniele Baldelli. Successivamente iniziò la sua carriera alla Baia DJ Mozart, che diventerà un personaggio simbolo del locale. La Baia faceva conoscere la propria musica anche con le
audio cassette registrate dal vivo. Così, anche chi non poteva andarci (a metà degli anni settanta pochi giovani possedevano un'auto propria) poteva ascoltare il suono di Baldelli e Mozart. Le selezioni dei due dj erano
uniche e mai sentite prima. Mostrando un'attitudine e una versatilità non comuni, mixavano la disco (la disco music di Season e Day) con l'elettronica dei Kraftwerk e il jazz-rock di Jean-Luc Ponty, inserendo il funky come il collante di tutto.
Nel 1979 la discoteca si trovò al centro di un fatto di cronaca nera: nel parcheggio del locale venne ritrovato un giovane deceduto in stato di overdose. In seguito all'inchiesta, il locale fu chiuso. La proprietà cercò di riaprirlo col nome di Nepentha, l'angelo della Baia, con lo slogan "L'unica droga è la musica". Questo locale ebbe poco successo, tanto che la nuova avventura terminò dopo circa un anno. La discoteca è stata riaperta nel 1985 in veste completamente rinnovata: col nome di Baia Imperiale.
(Dj Mozart)
PROPRIO LA BAIA FU IL LOCALE CHE IMPOSE NUOVE REGOLE E NUOVE TENDENZE , INFATTI FU IL PRIMO LOCALE CHE APRIVA TARDI (DOPO MEZZANOTTE) E CHIUDEVA TARDI. SIAMO NEL 1976, LA BAIA DEGLI ANGELI E' ORMAI UN FENOMENO DI TENDENZA: GRANDI ASSEMBRAMENTI DI FOLLA SULLA VIA PANORAMICA CHE CONDUCE AL LOCALE , ILLUMINAZIONE A GIORNO E UNA CONSOLLE DI TUTTO RISPETTO CON UN CERTO CLAUDIO RISPOLI IN ARTE DJ MOZART.
....sotto momento di relax per il dj Mozart a bordo piscina alla Baia degli Angeli..
Philadelphia è una città importante non tanto per il blues, ma per la musica
nero-americana in genere: infatti l’unico bluesman “puro” importante
nativo del posto è il grande Otis Rush, che però emigrò presto a Chicago,
diventando parte integrante della storia del blues di quella città. C’è però un’importante tradizione di soul che comprende molte cose diverse e va sotto il nome di “Philly sound”, che chiunque si sia formato musicalmente negli anni ’70 non può non ricordare.
Verso la fine degli anni ’70 non si trovavano dischi di blues e soul neroamericano nei negozi italiani, quasi per niente. Poi nell’80 arrivò il film “The Blues Brothers” che cambiò radicalmente le cose, ma prima di questo giro di boa il blues per noi era solo una spezia del rock dei Rolling Stones, di Jimmy Hendrix, Janis Joplin, ecc...
Il famoso “Philadelphia sound” ci arrivò alle orecchie perchè il signor David Bowie nei primi ’70 fece una virata rithm’n'blues con l’album “Young Americans” e scelse proprio di produrlo lì, contaminando con quel suono il suo rock decadente e
“british” il risultato fu ottimo e permise a Bowie di espugnare le classifiche americane, impresa che fino a quel momento era fallita.
Il sound di Philadelphia era sinonimo di raffinatezza e di sensualità musicale, era spesso molto ricco e articolato e impastava fondali di archi, sezioni di archi e tante, tante bellissime voci. Soprattutto voci: questo perchè c’era una importantissima tradizione gospel, di cui sarebbe sufficiente fare i nomi di Clara Ward e delle Davis Sisters, gruppo nel quale cantò per alcuni anni Jackie Verdell che influenzò non poco la giovane Aretha
Franklin.
Il gospel di Philadelphia era una tradizione solidissima che condizionava anche gli artisti
bianchi, ad esempio Halls & Oates (famoso il pezzo "She’s gone"
dove si sente chiaramente la voce di due musicisti bianchi che padroneggiano alla perfezione le tecniche vocali e lo spirito del gospel).
Il soul di Philadelphia ha comunque anche rappresentanti di primissimo piano come Salomon Burke e Billy Paul. Il primo è stato uno dei più grandi cantanti soul anni ’60, periodo nel quale insidiava anche la popolarità di Otis Redding; il secondo invece è un raffinatissimo simbolo del Philly Sound: partito dal jazz vocale alla Nat King Cole, creò prima di gente come Barry White una figura di cantante soul morbido e jazzato, con la capacità di unire l’improvvisazione jazz al misticismo gospel della preghiera iterativa e umorale.
Ma va citata anche un' artista semisconosciuta come Lorraine Ellison nel brano “Stay with me baby”
....la scena Jazz di Philadelphia è sempre stata di altissimo profilo, nomi
come Benny Golson e John Coltrane bastano per averne un’idea.
Anche la vitalità di due ambienti musicali (jazz a gospel) sono alla base della ricchezza orchestrale del Philly Sound di gruppi come gli Stylistics, gli O’jay o di solisti come Jean Carn o Lou
Rawls..
PROPRIO BOB & TOM, IN SCADENZA DI CONTRATTO, SENTIRONO SUONARE BALDELLI AL TABU' E LO INVITARONO ALLA CONDUZIONE DELLA CONSOLLE DELLA BAIA NEL 1977.
..in foto sopra i mitici piatti Technics sp15 usati nella consolle mobile della Baia, questi dotati di braccetto originale mentre nel locale di Gabicce veniva utilizzato uno Sme serie 3.
IL 1977 E IL 1978 FURONO GLI ANNI DI UNA VERA E PROPRIA CONSACRAZIONE DEL LOCALE DI GABICCE.....BALDELLI E MOZART INTRODUSSERO NELLA LORO PROGRAMMAZIONE ESCLUSIVAMENTE FUNKY E DISCOFUNKY E LA BAIA DIVENNE UN VERO MITO DI QUESTI ANNI : MUSICA VELOCE, ORARI DI APERTURA STRAVOLTI, LUCI E WATT DI POTENZA ECCEZIONALI.
Foto sopra: scatto dal lato piscina della Baia con lettini e tavolini... Foto gentilmente offerta da Attilio Fabiani e da BaiaCelebration....
TRA LE FESTE ALLA BAIA, QUELLA SICURAMENTE, TRA LE PIU' RIUSCITE FU IL MARYLIN PARTY CON GIGANTOGRAFIE DELL'ATTRICE CHE TAPPEZZAVANO OGNI ANGOLO DEL LOCALE.
Curiosità: La Baia degli Angeli nasce nel 1974 sulle colline di Gabicce (PU). Il locale era assolutamente innovativo rispetto allo standard delle discoteche dell'epoca, l'arredamento era completamente bianco, effetti luce e ovunque immagini di Marylin; all'interno c'era una piscina e una pista da ballo, all'esterno un'altra piscina e una seconda pista da ballo. La consolle era un ascensore, con le pareti di cristallo, che permetteva di passare da una pista all'altra. All' interno un negozio di abbigliamento Happy Fashion. La Baia si avvicinava molto ai modelli americani, infatti i dj's scelti dal gestore furono due americani Bob Day e Tom Sison coadiuvati da altri due italianissimi Luciano Mariselli e Pino Cardinali. La musica proposta era Discofunky e Philadelphia..l'impianto stereo all'avanguardia si avvaleva di giradischi Thorens.
Nel 1977/78 subentrano altri due importanti dj's: Daniele Baldelli (proposto al gestore della Baia proprio da Bob e Tom...i quali gli regalarono per questo singolare passaggio di consegne una copia del disco "Hit & Run- Loleatta Holloway") e Claudio Rispoli in arte dj Mozart (che studiava pianoforte al Conservatorio).
Nel 1979, dopo un periodo difficile da gestire la Baia chiude i battenti....riaprirà dopo una breve chiusura con il nome Big Nephenta l'Angelo della Baia fino al 1980 quando arriva la chiusura definitiva.
VERSO LA META' DEGLI ANNI 70 IL CIAK DI BOLOGNA ( INIZIALMENTE BEL CASTELLO IN ONORE DELLA SUA PARTICOLARE ARCHITETTURA) FU IL LOCALE CHE COME LA BAIA CREO' MOLTE MODE E TENDENZE....LA CAPIENZA ERA DI CIRCA 1500 PERSONE ALL'INTERNO (E FINO A 4000 CON LO SPAZIO ESTIVO ESTERNO), L'IMPIANTO AUDIO ERA ALL'AVANGUARDIA; IL CIAK FU UNO DEI PRIMI LOCALI AD ESSERE EQUIPAGGIATO CON UNA COPPIA DI GIRADISCHI E UN MIXER VERO E PROPRIO.......I SUOI DJ'S PIU' RAPPRESENTATIVI FURONO MIKI E MANDRILLO........PROPRIO MIKI (GRANDE LA SUA PASSIONE: ERA BATTERISTA E GIORNALISTA DI UNA RIVISTA ITALIANA DI MUSICA), AVEVA PARENTI A NEW YORK, PER CUI EGLI AVEVA A DISPOSIZIONE UN SOUND CHE NEL RESTO DEI LOCALI ITALIANI ARRIVAVA QUASI SEMPRE DOPO. MIKI E' STATO ISCRITTO AL NEW YORK RECORD POOL E PRESTO LA SUA COLLEZIONE DI VINILI DIVENNE IMPORTANTISSIMA PER QUANTO RIGUARDA I GENERI DISCO/FUNK/SOUL/AFRO E PHILLI.
Miki, cominciò a mixare nel 1974, fu il primo DJ italiano ad usare un set di cuffie per individuare il posto migliore per tagliare la canzone, e il primo a manipolare il giradischi per tenere le canzoni perfettamente a tempo.Ha anche utilizzato gli equalizzatori, non solo per aumentare i bassi nella base, ma anche per compensare la perdita di alti che si verifica quando durande il mixaggio una traccia viene rallentata. Tutto questo da autodidatta, in quanto non vi era nessun altro che facesse una cosa simile in Italia ai quei tempi. La musica che gli era inviata da New York si adattava perfettamente al suo suo stile DJ, quindi si può sicuramente dire che Miki è stato il primo DJ italiano ad proporre musica in stile discoteca in Italia.Le sue capacità con il giradischi, più la sua collezione di dischi hanno fatto di lui un punto di riferimento per molti dj italiani che hanno seguito le sue orme, come testimonia il fatto di aver abbandonato il vecchio stile di chiacchierare tra una canzone e l'altra ed il mixare per cinque ore senza soste e perfettamente a tempo. Miki è stato resident al Ciak fino al 1990, quando si ritirò dalla scena artistica per motivi personali. (fonte MillionDollarDisco).
Il 13 agosto 2022 si è spento un vero monumento della notte e uno dei precursori della disco music in città, portato via in poco più di un mese da un male incurabile. E' morto Miki, dj del Ciak, all'anagrafe Michele Giuliano, 74 anni e una vita intera dedicata a far ballare i bolognesi. Tutti lo conoscevano come Miki, un nome cresciuto all'interno del tempio della disco music anni '70, il Ciak, una sorta di balera d'altri tempi, trasformata assieme al dj Mandrillo in un locale alla moda, e in un successo. Nel 1974, inizialmente come collaboratore di DJ Mandrillo, arrivò appunto lui, DJ MIki, e il locale diventò rapidamente il riferimento obbligato di una nuova maniera di intendere quel mestiere, facendo dei giradischi e dei vinili degli autentici strumenti musicali, capaci di far ballare, stravolgendo l’identità delle canzoni, e creandone una inedita. Ogni fine settimana, sino al 1990, quando decise di ritirarsi, migliaia di ragazzi arrivavano come in pellegrinaggio nel club di via Della Filanda.
E sui social c'è già chi lo ricorda a nome di tutto il quartiere San donato. "Miki. Il pacchetto di Marlboro arrotolato nella camicia, l'iconico BMW seconda serie di colore bianco, il Ray-Ban verde sempre appresso. Scambi di opinioni alla fine delle serate nel parcheggio adiacente al Ciak. Gli anni migliori della nostra vita contraddistinti da un immenso DJ, il più innovativo di tutti. Grazie Miki, ti ricorderemo per sempre!", scrive qualcuno su Facebook.
Il 13 marzo del 1976 venne inaugurato il mitico Picchio Rosso di Formigine (MO), un fenomeno di costume che è entrato nell’immaginario collettivo.Il “Picchio” (così tutto lo chiamavano ) era la discoteca “nuova”, quella più moderna, con i djs più conosciuti, gli spettacoli più importanti, gli impianti luce più strabilianti e gli slogan più efficaci. Il Picchio, colpì subito per la sua grandezza, l’architettura e l’arredamento molto moderno. Nessuno si sarebbe mai immaginato che quei “divanetti” rossi e quell’ingresso “spaziale” con i neon gialli da tutte le parti diventassero così famosi ed avessero poi avuto un ruolo così importante nel costume, nella cultura e nella società. Il Picchio aveva anche un giardino estivo il “Settimo Cielo”. I disc-jockey erano Fabrizio Zanni, Enrico Zanarini, Enzo Persueder e lo storico direttore artistico era Mauro Marchi.
Il Picchio Rosso è stato senza
dubbio una delle realtà più belle ed importanti di quegli anni: "Nei weekend
c’erano dalle quattromila alle cinquemila persone senza contare gli altri giorni
della settimana" - spiega il direttore artistico dell'epoca Mauro Marchi -
"Praticamente eravamo chiusi solamente il martedì. Il Picchio fu la prima
grande, importante discoteca sorta in Italia. Era nata come balera perché i
locali funziovano e c'erano le orchestre. Questa idea durò solamente due
settimane poi convinsi il proprietario Mario Boni a cambiare completamente la
programmazione. Iniziò così l'era del Picchio Rosso".
Tra i tanti i
personaggi che vi si sono esibiti ricordiamo Anna Oxa, Loredana Berté, Mia
Martini, Patty Pravo, Donna Summer, Vasco Rossi e molti molti altri. È stato
anche il set di alcuni film, basta citare “I mostri” con Ugo Tognazzi. In
quell’epoca, i locali da ballo, poi chiamate discoteche (dove si suonano i
dischi) si contavano come le dita di una mano. Era l’inizio di un epoca di
costume e di grandi rivoluzioni musicali, il culmine della disco music, del
funky, della new wave (fine anni '70..inizio anni '80) . Al Picchio,
c’erano la sigla iniziale e finale e un orario per i dj's. Uno faceva la prima
parte, l’altro la seconda. La settimana dopo il contrario. C’erano dei riti da
rispettare. Per esempio, nessuno poteva andare in consolle senza l'ordine del
direttore di sala Luciano Riccò. "Il Picchio Rosso faceva fatturati molto
importanti" - sottolinea il dj storico Luca Zanarini - "Si lavorava dodici mesi
all'anno e venivano impiegate circa 100 persone con una punta di 150 nei periodi
estivi. Erano bei tempi. I ragazzi di oggi quelle cose non riescono neppure ad
immaginarle. C'era poca delinquenza, poca droga e tanta bella musica".
Ogni
sera un appuntamento, un evento, un motivo per andare al Picchio e divertirsi.
Il lunedì Picchiorossoincontri (cultura&spettacolo)...c'era anche una sigla ad
inizio serata e il gioco di luci era diverso sulla sigla. Uno show. Poi iniziava
la serata, con la battuta bassa, per far scaldare l’ambiente. I dischi non si
suonavano due volte. C’erano i lenti. "L’intrattenimento e la musica erano di
tipo popolare ma con gusto" - sostiene Mario Boni, proprietario e presidente
della società di gestione - "quando il Picchio aprì si pagava 5/10mila lire e la
consumazione era a parte". C’erano pochi omaggi e scattava la caccia alle
tessere. Ci si metteva il vestito buono per andare a ballare...e chi non aveva i
soldi per la consumazione, faceva un “chinotto” (andava in bagno e si chinava
per bere dai rubinetti). I bagni avevano la “turca”. Si poteva fumare e quando i
ragazzi ritornavano a casa bisognava mettere fuori i vestiti perché “puzzavano
di fumo”. Grazie a Gazzetta di Modena per questa storia.
Sopra logo storico de "La Locanda del Lupo" ...più a destra Gigi Mulazzani e Cecco Domegna (rispettivamente proprietario e resident dj) nella consolle del New York di Miramare (estate 1979)
Approfondimento: Cecco Domegna Gioacchino Caggia nato il 01/08/1955 a Barletta (BA) in attività dal 1973 al 1982 tra Piemonte (discoteca La Perla di Omegna, La Playa Verbania, Andromeda Verbania, La Selva Ghiffa Verbania, Sandokan Gravellona Toce), Trentino Alto Adige (discoteca Club Le Streghe Canazei, Il Gatto Nero Canazei, Tobià Alba di Canazei, La Cantinetta Campitello di Fassa), Riviera Romagnola (discoteca New York Miramare di Rimini, Las Vegas Rimini, Bahamas Rimini).
La Locanda del Lupo del signor
Gianfranco Mulazzani e' stato uno dei locali piu' in voga e frequentati degli
anni 60/70 (arrivava a contenere anche 3/4 mila persone). Fu il locale che
lanciò Al Bano e fece conoscere alla gente Renato Zero agli inizi degli anni
'70! Per gli artisti "passare" dalla "Locanda" (come veniva denominata)
era il miglior trampolino di lancio per presentare l'album del momento; nel '73
i Pooh presentarono l'album "Parsifal. Sono tanti i nomi che sono passati dalla
"Locanda" tra cui Celentano, Cocciante, Marcella Bella, I Matia Bazar,
ecc...ecc.... Ricordo pure degli interventi radiofonici fatti dal locale, uno
dei quali era presentato da Jocelin e un altro ancora da Claudio Lippi (che
all'epoca era conosciuto come cantante)! La prima vera ristrutturazione del
locale fu fatta nel '76 quando comincio' in riviera la moda dell'esotico e la
"Locanda" stando al passo con i tempi si presento'ai clienti con una veste
davvero caraibica: i divani erano ricoperti di iuta con loghi di caffe', rum e
prodotti esotici, dal soffitto si calavano delle enormi farfallone di tessuto e
le piste da ballo erano in acciaio inox contornate da luci ammalianti. Il bar
era situato in un angolo e tutto intorno c'erano dei grossi cilindri neri che
fungevano da tavolino e sopra di essi delle lampade colorate (di quelle fatte
col vetro soffiato e dipinto) e appoggiati ad una parete vi erano alcuni
videogiochi (erano i primi a vedersi in Italia) e manco a dirsi si trattavano
del mitico "Space Invader" e del "Pac-man". Il DJ era Gigi Mulazzani che, come
era di rigore all'epoca, oltre a "piazzare" i dischi sui piatti (rigorosamente
Thorens TD124) faceva pure da speaker presentando i dischi di volta in volta.
Come si usava allora il DJ si alternava con i "gruppi" (i complessi musicali) e
alla Locanda il "gruppo" che ando' per la maggiore era quello dei Caelestium, un
complesso davvero bravo e trascinante (incisero un disco del loro successo
"Sotto la pioggia"). La cosa che penso manchi nei locali di oggi sono i mitici
"lenti" che fungevano da vero espediente per poter "rimorchiare" qualche bella
fanciulla e alla "Locanda" l'atmosfera diventava davvero magica quando si
ascoltava Louis Amstrong, Frank Sinatra, Santana e i cantanti italiani in voga
al tempo! La pubblicita' del locale la si faceva in spiaggia vestendosi da
pagliacci e le ragazze da bamboline e non vi dico che sudate con quegli abiti
addosso! Fu proprio qui, alla Locanda del Lupo, che imparai ad usare le luci
come “lightJay” e feci pure una serata memorabile come DJ nel Capodanno del
1977. Purtroppo gli anni correvano veloci e la moda cambiava costantemente e
quindi pure la "Locanda del Lupo" vide la sua fine, ma come un'araba fenice
risorse dalle proprie ceneri con un nuovo look e anche con un nuovo nome: "NEW
YORK"! Penso che chiunque sia venuto in riviera in quegli anni non possa non
essere entrato almeno una volta nella mitica "Locanda del Lupo" e non abbia dei
teneri ricordi!
(Pubblicato da Legend su baiadegliangeli.blogspot.it)
Dalle ceneri della "Locanda del Lupo" di Miramare di Rimini, nacque il "New York". Per l'epoca (1979) era una discoteca davvero all'avanguardia visto la tecnologia applicata ad ogni parte della struttura: 10.000 watt di audio e luci supertecnologiche con consolle DJ composta da tre piatti Thorens TD125 con bracci Stanton e testine Shure. Sulle facciate dell'ingresso c'era dipinta la citta' di New York mentre all'interno facevano bella mostra di se' grosse colonne a specchi, cilindri e sfere (sempre con specchietti) e un grande pannello (a sinistra della cabina DJ) con tante lampadine comandate da una centralina elettronica che creava effetti luminosi da capogiro. (cit. Stefano Monegato)
Dalle ceneri della "Locanda del Lupo" di Miramare di Rimini, all'inizio del 1979 nasce il "New York" con il grande Jano Betti in consolle.
NEL 1979 A LAZISE SULLA SPONDA VERONESE DEL LAGO DI GARDA SI CERCA DI CREARE UN NUOVO LOCALE ALTERNATIVO, LA CUI MUSICA INNOVATIVA DEVE ESSERE L'ELEMENTO TRAINANTE DEL PROGETTO...NASCE COSI' IL COSMIC.
(D. Baldelli) - (C. Tosibrandi)
LA DISCOTECA OMOLOGATA PER 1000 PERSONE NON AVEVA POSTI A SEDERE E UNA PISTA CHE NE CONTENEVA 700.L'IMPIANTO AUDIO, TRA I PIU'POTENTI DELL'EPOCA, SI AVVALEVA DI CASSE JBL E AMPLIFICAZIONE McINTOSH.
LA SCELTA DEI DJ'S SI ORIENTA SU D.BALDELLI CHE AVEVA TERMINATO IL SUO PERIODO ALLA BAIA, AFFIANCATO NEL 1980 ANCHE DA CLAUDIO TOSIBRANDI TBC.
Approfondimento: Claudio Tosi Brandi nel 1978 dopo aver studiato
chitarra in conservatorio, creato due gruppi musicali aspirava a diventare un
disc-jockey. All' epoca era una figura ancora semisconosciuta, infatti nelle
sale da ballo, erano quasi sempre i camerieri che mettevano i dischi senza
mixare quando il gruppo che suonava dal vivo faceva la pausa. Dopo aver lavorato
in una radio (Radio Sabbia) per un anno finalmente ebbe l'occasione che
aspettava e cominciò a lavorare in una discoteca di Riccione il mitico Papillon,
era il periodo della Baia degli Angeli con i due dj americani Bob e Tom ( i
primi a mixare in Italia).
In quel periodo le discoteche si dividevano in due
generi musicali la disco-music e il funky, lui era un funkattaro anzi era "il
funkattaro". La cosa che ricorda più volentieri era la ricerca del materiale,
non c'erano negozi che facevano importazione perciò doveva viaggiare moltissimo
e fare molti sacrifici per trovare i brani.
Alcune volte per creare un
"remix" del pezzo si metteva un 45 a 33 e viceversa, questa fu un idea che
copiarono praticamente tutti in quel periodo.
Poi la svolta, un pomeriggio
mentre era dentro un negozio di dischi di Rimini arrivò una telefonata: "Ciao mi
chiamo Enzo sei libero giovedì prossimo per una serata?"-"si ma in quale
locale?"-"il locale si trova a Lazise sul lago di Garda e si chiama COSMIC!".
Fece la serata e alla fine il gestore gli chiese se voleva rimanere lì, la
risposta fu chiara e semplice così venerdi primo febbraio 1980 era in riva al
lago. Chiaramente da quel giorno la sua vita cambiò...l'occasione che tutti
aspettiamo almeno una volta nella vita e cioè fare del proprio lavoro un
divertimento. Alla consolle del Cosmic, Claudio, sviluppò tutte le idee che
aveva: l'equalizzazione, il campionatore, le percussioni, le schrecciate e tutto
un modo di intrattenere il pubblico molto particolare.
Claudio Tosibrandi alle prese con i mitici piatti Sp15
Tra il 1983 e i primi anni 90 Claudio Tosibrandi infiammava il suo
pubblico suonando durante i dj-set con batteria elettronica o drum machine...
Foto:
a destra Cladio Tosibrandi e il lj Enzino nella cabina dj del Cosmic
....uno scatto dalla pista del Cosmic: in consolle Tbc, Baldelli, più a destra renato Curatola ed infine Enzino.
Nel giro di pochi mesi il COSMIC diventò il locale più
famoso d'Italia, la gente veniva da ogni regione d'Italia, fu il primo locale di
tendenza. Poi cominciò a girare in lungo e in largo la penisola ,finchè la voce
arrivò anche in Austria.
Così fu chiamato oltre frontiera e da lì poi il
fenomeno si sparse in mezza Europa sempre mantenendo il genere musicale
denominato afro-funky.
Dopo il Cosmic passò in un locale dove il genere
predominante era house, il locale si chiamava PETER PAN e qui conobbe Andrea
Raggi in arte CIRILLO. Tbc e Cirillo suonavano house all'avanguardia e
acquistavano spesso musica a Londra.
Verso la fine degli anni 90 il Cellophane cambia il nome e diventa Over Multimusic, la direzione musicale affidata a Claudio Tosibrandi, il club ha il suo massimo splendore dal 1994 al 1998; nelle due sale la sperimentazione raggiunge livelli altissimi...poi il crollo dovuto ad un improvviso cambio di tendenza che in Italia sfavorì la musica elettronica per sonorità house più commerciali.
Poi arrivò un altro grande cambiamento
il BYBLOS, il mitico locale sulla collina di Riccione, suo locale estivo degli
ultimi 5 anni e nel 2000 LE MIRAGE e LA VILLA DELLE ROSE credo che i nomi dicano
tutto. E domani? ...(fonte: discoteche afrofunky website)
..Sopra un' immagine di Claudio Tosibrandi nella consolle del Papillon di Riccione.
GIOVANE DISC JOCKEY FUNKATTARO CHE BEN AVEVA FIGURATO TEMPO PRIMA AL PAPILLON DI RICCIONE; CON LORO A SUPPORTO SUONAVANO ANCHE MARCO MALDI E GIANNI MASELLI.
L'INTERESSE PER IL FENOMENO COSMIC SI HA SUBITO LA PRIMA SERA DELL' INNAUGURAZIONE, CHE PER LA FORTE AFFLUENZA DI PUBBLICO SI E' DOVUTA RIPETERE PER 4 SERATE CONSECUTIVE.
ANCHE SE SI POSSONO DISTINGUERE VARI PERIODI NELLA STORIA MUSICALE DEL COSMIC, DA QUELLO PRETTAMENTE FUNKY DEL '79 , AL POP DI M.OLDFIELD NEL '80, A QUELLO ELETTRONICO DEL ' 82, VENNE ELABORATO UN SOUND TUTTO PARTICOLARE CHE SPAZIAVA DAL BOLERO DI RAVEL SOVRAPPOSTO AD UN BRANO DEGLI AFRIKA DJOLE, OPPURE UN PEZZO SPERIMENTALE DI STEVE REICH SUL QUALE SI MIXAVA UN CANTO MALINKE DELLA NUOVA GUINEA, OPPURE ESTRAENDO L'AFRICA NEI DEPECHE MODE SUONANDOLI A 33 GIRI ANZICHE' 45 E ANCORA UNENDO SU UNO STESSO PATTERN DI BATTERIA ELETTRONICA UNA VENTINA DI BRANI AFRICANI.....NASCE COSI IL COSMIC-SOUND, CIOE' L'INSIEME DI MUSICA ELETTRONICA, AFRO, ETNICA , INDIANA, REGGAE . FUNK.
....A proposito del fatto di mescolare vari generi musicali e vari artisti: il seminterrato della casa di Daniele Baldelli è un vero e proprio archivio del sound e ospita un patrimonio di oltre 60000 vinili...........
Curiosità: nella foto sotto un immagine di uno dei proprietari della discoteca Cosmic (una coppia di imprenditori veronesi di S.Giovanni Lupatoto lui Enzo Longo dentista e sua moglie Laura Bertozzo) all'epoca circolavano voci che la coppia avesse anche una boutique chiamata "la Chiocciola" con sede a S.Giovanni Lupatoto dove si commercializzavano abiti firmati Fiorucci .
Enzo Longo non amava molto limitarsi a fare il dentista, cercava qualcosa di "diverso"...aveva molte conoscenze per cui gli riuscì molto facilmente ad ottenere permessi per aprire il Cosmic...cosa che nel 1979 non era molto semplice.
Da: Foto dal post di Franco Ferrandino in Cosmic Disco.......la leggenda. Altre fonti Facebook © 2014.
Foto sopra: la caccia all'adesivo presso la cassa del locale
...divenne sempre di più uno stile di vita ....un modo di essere ...di identificarsi....di vestire.....alcuni negozi specializzati nella vendita di dischi o cassette accompagnati quasi sempre da abbigliamento...pantaloni...borse...acessori ......una breve testimonianza dei negozi più in voga negli anni 80 raccolta da un Social: a Bergamo c'era un negozio di vestiti molto frequentato da noi dell'ambiente ... vestiti, adesivi, cassette e tanto altro! Mitico....in via Moroni a trenta metri dal Casbah..il Chandra era un negozio di usato e anche nuovo...Il Luna era mitico...ci lavorava Ivan prima che andasse al Casbah...si acquistavano borse e cinture.....ora non c'è più nemmeno la galleria Kennedy....un sacco di jeans e maglie al Lunastras..Ivan me lo ricordo bene con il suo cappellino etnico.. in via xx settembre a Brescia da Ivan del Casbha...prima Lunastrass, poi Casbah, sempre con Ivan ....quante cassette in vendita alla cassa.....quanti dischi da American disco...Casbah e Lunastrass, via Moroni (BG)..Brescia non Bergamo..camice cinture jeans, tutto da Ivan che ricordi.....e Stereo Shop..oppure Campo di Fragole a Brescia..anche da Luna strass...era sempre pieno di gente...
Dal blog "RiminiSparita": Lo “Stereo Shop” di Marina Centro nasce nel 1969, quando Marisa Barbani – originaria di Castel San Pietro, alle porte di Bologna – apre un negozio di dischi e apparecchiature audio. Nell’estate del 1978, mentre la Riviera consolida la propria leadership turistica internazionale e Rimini, in particolare, diviene crocevia dei maggiori flussi giovanili e delle rispettive mode e movimenti culturali – tra cui, soprattutto, quelli musicali – si vanno diffondendo le passioni per le “shirts” (magliette a basso costo) e per gli “stickers”, adesivi di varia foggia e colore da applicare su motorini, diari e arredamento domestico, che permettono ai ragazzi di personalizzare e marcare visivamente e allegramente “il proprio territorio”. Una passione che sfocerà, per molti, nel vero e proprio collezionismo e aprirà le porte della successiva “Memorabilia” monografica, oggi preziosa e ricercata.
Marisa, ritratta nel suo negozio (© Marisa Barbani)
Il 1978 è uno degli anni topici per la cultura “pop”. Mentre a New York su tutto e tutti furoreggia lo Studio 54, in Italia ha appena esordito la televisione a colori, che si è sovrapposta ai variopinti bagliori psichedelici delle sale da ballo “aprendo” la visione del pubblico a nuovi orizzonti cromatici. L’abbigliamento, inevitabilmente, segue questo inarrestabile trend caleidoscopico, proponendo colori a profusione, glitter e lustrini (sono gli anni dominati dall’estro di Elio Fiorucci) e consolidando la semplice maglietta come strumento per dichiarare e manifestare al mondo la propria opinione e le proprie passioni. In questo contesto estivo di prodotti a basso costo, ma di enorme impatto culturale, emergono, appunto, shirts, stickers ma anche i pins, ovvero migliaia di spille in plastica o metallo... cambia quindi la gamma dei prodotti offerti: non più dischi o musicassette, ma il caos creativo, divertente e inarrestabile dei gadgets… Snoopy, Lupo Alberto e molti altri. Stereo Shop diviene, in poco tempo, una delle attività più riconosciute della Riviera e meta di appassionati e di aggregazioni numerose, spesso straniere e provenienti da paesi in cui alcune mode sono già diffuse e consolidate: Mods, Dark, Skinheads, Punk. Dall’Inghilterra all’Olanda, alla Germania, Marisa accoglie tutti con l’affettuoso e comprensivo entusiasmo di una seconda mamma e lo stesso fa la madre ottantenne, che diventa una bonaria nonna per i truci motociclisti austriaci appassionati di Harley-Davidson: i ragazzi rispondono con altrettanta passione e pacifica convivenza. Nonostante, infatti, i gruppi giovanili si caratterizzino per tendenze culturali e, soprattutto, ideologiche radicali spesso antagoniste, nel negozio si dissolvono tutte le pulsioni grazie al gioioso caos della gioia di vivere e della trabordante offerta, ben documentata dalle fotografie dell’epoca, nella quale è quasi impossibile muoversi o individuare l’oggetto prioritario da acquistare. Metallari e rockabilly, punks e fricchettoni cercano l’agognata maglietta, acquistano l’oggetto del desiderio e via, senza alcuna polemica.
UN'ALTRA PARTICOLARITA' DEL COSMIC, ERA L'UTILIZZO DELL'EQUALIZZATORE USATO COME STRUMENTO MUSICALE; INTERVENENDO RITMICAMENTE SU TASTI E CURSORI SI MANIPOLAVANO LE VARIE FREQUENZE CREANDO ACCENTUAZIONI SU UNA VOCE O SU UN BASSO, STRAVOLGENDO E CARICANDO IL BRANO CHE SEMBRAVA COSI REMIXATO DAL VIVO.
Forse non tutti sanno che l'equalizzatore Ge20 di Teac non lavorava in coppia con altre apparecchiature ma non era il solo usato. Al Cosmic veniva usato questo ma accoppiato all'espansore dinamico DBX . Mentre per la produzione delle cassette si usava un altro equalizzatore il Sondcraftsmen (paradossalmente un attrezzo che si avvicina molto al tipo di equalizzata delle cassette è l' Outline PA 1004). E McIntosh?? Oltre al GE 20 in serie era collegato l'espansore dinamico marca "Dbx", i finali erano McIntosh, il mixer era un Teac Tascam e i piatti i favolosi Technics SL 1015. Compressore di dinamica Dbx collegato prima dell' equalizzatore per non limitare i tagli di frequenza.
Come giradischi all'epoca anche gli "Sp15" di Technics erano al top. L' SP15 è il corpo piatto senza lo chassis e braccio da aggiungere, il tutto assemblato diventa SP 1015 con aggiunta del braccio a piacere (veniva spesso usato l'EPA 250 come braccio oppure a discrezione si poteva montare anche lo SME, sicuramente la combinazione ottimale per come è stata studiata e progettataera con l'Epa senza nulla togliere comunque all' Sme. Approfondimento a cura di P.Polato, ArchivioAfrozone, E. Beccaro CameoMix, C.Ðiva, M.Napoli, M.Conzatti, M.Bovo, R.Tebaldi.
Famosissime le "cassettine" che hanno girato per molto tempo in tanti mangianastri o nelle autoradio. Di seguito un elenco abbastanza preciso delle produzioni :
1979 - C1-C18 siglate BD (mix by Baldelli no equalizzate)
1980-1982 - C1-C69 siglate BD & TBC (mix by Baldelli+TBC)
NB La C44 sono in realtà 2 nastri differenti: una 90min. ( remember Baia ) e una 60min.
1982 - C70-C76 siglate CBM (mix by Baldelli+Maldi)
1983 - C77-C87 siglate CBM (mix by Baldelli+Maldi)
1984 - C88-C99 siglate CBT (mix by Baldelli+TBC)
1984-? C100-C124 siglate % (postume, mix by Baldelli+TBC)
104 è datata venduta alla mecca 02-08-1985
105/ 106 venduta all'apertura arena a fine agosto 1985
118 (Natale 1986 inizia con jingle bells il timbro sulla cassetta era $18%)
CASSETTE SPECIALI:
1983 Cosmic Spring Party - 1983 Cosmic Summer Party - 1984 Cosmic Happy New Year
- 1984 Cosmic Afro Party - Cosmic Festa della Luna o Moon Party - Cosmic Festa Galattica
- Cosmic Flyng Trip - Cosmic Flyng Trip 2 - Cosmic Every Saturday - Cosmic Stars Party
- Cosmic Black tape (???) -
NB STARS PARTY ce ne sono 2: C78 è denominata Stars Party 22-01-1983 ed è 60min
- quella omaggio è 05-03-1983 è una 15min. Dettaglio speciali:
Cosmic - A
Cosmic - Afro party (16-06-1984)
Cosmic - Black tape
Cosmic - Dj concerto (1983)
Cosmic - E (1983)
Cosmic - Every Saturday
Cosmic - F (1984)
Cosmic - Festa della luna o Moon Party
... Cosmic - Festa Galattica
Cosmic - Flying trip 1 (1982)
Cosmic - Flying trip 2
Cosmic - Happy new year (1984)
Cosmic - Light party (20-10-1984)
Cosmic - P1 (1981)
Cosmic - Spring party (1983)
Cosmic - Stars Party (05-03-1983) 30 min.
Cosmic - Summer party (1983)
INTANTO IL DUO BD & TBC PRENDE AFFINITA', NASCE IL "DJ CONCERTO", UNO SPETTACOLO COMPOSTO DA MUSICA SUONATA CON 4 PIATTI, 2 MIXER, BATTERIA ELETTRONICA O PERCUSSIONI-LIVE SUONATE DA TBC E COMPUTER-SEQUENCER SUONATO DA BD. IN MEZZORA DI SPETTACOLO VENIVANO PROPOSTI ANCHE 80/100 BRANI . E' IL PERIODO DI SPETTACOLI COME "DJ CONCERT" OPPURE "COMPUTER-PROGRAM" CHE PORTANO IL DUO AD UN SUCCESSO TALE DA SUONARE ANCHE ALL'ESTERO.
BEN PRESTO IL FENOMENO "AFRO" SI SPINGE DALL'ITALIA ALLA GERMANIA E POI ALL'AUSTRIA. PROPRIO IN AUSTRIA , NEL 1980, PRECISAMENTE IN UN CLUB DI INNSBRUCK IL GALAXY NASCE MUSICALMENTE STEFAN EGGER ... SARA' IL TRASCINATORE DELL'AFRO SOUND AL DI FUORI DELL'ITALIA.